Numerosi ritrovamenti intorno al porto di Vallugola hanno alimentato la leggenda che narra il mito di Val Bruna, la città sommersa di origine romana di cui studiosi e sommozzatori hanno insistentemente cercato i resti. Della città antica, misteriosamente scomparsa nei secoli, non c’è alcuna traccia epigrafica, anche se nelle giornate particolarmente terse, quando il mare è calmo e trasparente, qualcuno giura di scorgere ruderi di antiche abitazioni, con strade, colonne e templi.
Il recupero negli anni di frammenti di statue, anfore, terrecotte, pavimenti mosaicati, marmi e tubi di piombo, rinvenuti tra Fiorenzuola e Gabicce e nei fondali poco profondi del porto di Vallugola, testimonia comunque che si trattasse di una zona fittamente popolata, dolcemente distesa a ridosso delle ultime colline sul mare, sempre esposta ai tiepidi raggi del sole e riparata dalle brezze. Il territorio era costellato da ricche ville dei commercianti, da granai, frantoi e magazzini, e i più scettici sostengono che i reperti rinvenuti non sono altro che i resti precipitati a mare di questi insediamenti e dei castelli che la falesia viva ha fatto scivolare.
A conferma che il luogo era già noto ai tempi degli antichi greci, in vetta alla collina sopra Vallugola, si trova un’epigrafe che racconta l’esistenza di un tempio dedicato a Giove Sereno, propizio ai naviganti, che si facevano guidare dalla sua grande fiamma che sfondava le tenebre della notte propagandosi per miglia e miglia.